L’Umbria non ha bisogno di grandi presentazioni, tantomeno la sua cucina e i suoi vini: molto più utile suggerire uno tra i mille itinerari enogastronomici possibili. Anche perché la Regione si è attrezzata ufficialmente per offrire alle vostre papille gustative esperienze indimenticabili che vi faranno venire voglia di tornare e tornare più volte tra queste antiche strade, con tanti saluti alle vostre diete.

Prendete ad esempio la Strada dei Vini Etrusco-Romana che si snoda prevalentemente in provincia di Terni, toccando tra gli altri Orvieto, Amelia, Narni. Tra vitigni e tradizioni culinarie che si perdono nella notte dei tempi, si incontrano città e borghi che sono veri e propri scrigni di tesori artistici e archeologici, con la certezza che appena ci si siede per rifocillarsi, sui piatti troveremo pronti e fumanti tesori di tutt’altro tipo, ma altrettanto carichi di sapienza secolare.

D’altra parte l’idea che anima il progetto è proprio questa: promuovere una forma particolare di turismo consapevole che abbini “un percorso sul territorio ad alta vocazione vitivinicola con la conoscenza dei valori ambientali, culturali e artistici”, come recita il sito ufficiale.

Un possibile itinerario è quello che va da Giove, ameno borgo quasi segreto (uno tra i cinque borghi più belli d’Umbria, a nostro avviso), alla volta di Amelia, altro borgo tra i più belli d’Italia, e poi oltre, verso Otricoli.

Siamo nelle terre attraversate dall’alto corso del Tevere, che dà la vita a vitigni e oliveti DOP Umbria dei Colli Orvietani e Amerini. Qui il terreno è calcareo, bianco, duro: l’habitat ideale per la vite a bacca rossa dei profumati IGT Umbria, ad esempio, o del Ciliegiolo. L’abbondanza di acque ha da sempre garantito abbondanza di raccolti ed energia per muovere mulini e macine, da cui la tradizione millenaria della produzione di olio. Non dimentichiamo però i sublimi fichi di Amelia, leccornia prelibata già dai tempi degli antichi Romani. Una passeggiata nel Parco fluviale del Rio Grande vi garantirà una sana digestione.

Ad Amelia, tra l’altro, è custodita l’imponente statua bronzea di Germanico, del I sec. D.C., che troneggia nel logo ufficiale della Strada Etrusco-Romana, come simbolo tangibile dell’eredità che la Storia ci ha lasciato tra questi colli coperti di lecci e querce.

Procedendo verso i declivi di Narni, si entra nella culla del Ciliegiolo; qui il fiume Nera ha scavato gole e forre tortuose  per raggiungere il Tevere e nei pressi di Stifone si colora di un intenso e stupefacente colore azzurro, curiosità naturalistica del posto.

Ad Otricoli, tra gli antichi scavi e l’Antiquarium, troverete quello che un tempo era chiamato “Porto dell’Olio”, tanto per farvi un’idea da dove arrivasse il condimento per le mense degli antichi Trimalcioni; e poi, tra i due fiumi, il Nera e il Serra, ecco l’antica italica “Interamna”, oggi chiamata Terni, con la Cascata delle Marmore, il Lago Piediluco, la Villa Lago… E soprattutto San Valentino, nella Basilica, se siete particolarmente romantici.

Ma non è finita: procedete verso San Gemini e le sue fonti salutari (non di solo vino vive l’uomo, no?) che vi disseteranno dopo la visita agli scavi dell’antica Carsulae; e poi concludete il percorso ad Acquasparta, dove vi bagnerete alle fonti dell’Amerino, elogiate da San Francesco, Galileo Galilei e Gabriele D’Annunzio.

In tutto questo percorso, vi farete una cultura da sommelier prestando attenzione alla qualità dei vini e alle loro denominazioni precise e ufficialmente riconosciute: i vini bianchi, rosati e rossi prodotti nei comuni di Attigliano, Giove, Penna in Teverina e in parte i territori di Alviano, Amelia, Calvi dell’Umbria, Guardea, Lugnano in Teverina, Montecastrilli, Narni, Otricoli, Sangemini e Terni sono tutti “Narni ITG”; mentre se trovate la specificazione Ciliegiolo, vuol dire che avete nel bicchiere un signor prodotto con almeno l’85% del vitigno Ciliegiolo che ha la particolarità di essere assolutamente autoctono, da epoca immemorabile – vero e proprio reperto storico, che arriva fino a noi ancora vivo (e vivificante) direttamente dai banchetti etruschi.

Ma siccome non ci vogliamo far mancare nulla e non pensiamo certo di bere a stomaco vuoto, studieremo la storia di queste terre anche seduti a tavola e così impareremo che il Pane Sciapo, rigorosamente cotto nel forno a legna, di Terni ha origine da una singolare protesta contro le tasse sul sale imposte da un Papa Re particolarmente esoso, e saremmo pronti probabilmente a raccogliere altri aneddoti se come companatico non ci vedessimo offrire le Ciriole alla Ternanacondite da funghi asparagi e tartufi;  gli Gnocchetti alla Collescipolana, di farina e pangrattato, con salsiccia e fagioli;  i Carbonaretti di fiume, il pesce persico alla griglia e la trota aromatizzata con spezie e tartufo; il Panpepato come dessert, il Panpolenta, il Panfrutto o le pizze dolci – e francamente alla storia non penseremo più granché. Con tutto il rispetto per Etruschi e Romani.